tradimenti
Autostrada 1
di geniodirazza
23.11.2024 |
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"“Il cornuto non esiste quindi non può rispondere! Click”
Inserisco il dispositivo che impedisce a quel numero di chiamare e convoco Loredana la mia segretaria..."
“Ingegnere, c’è qui una signora che chiede di parlare con lei; dice di chiamarsi Ortensia e di essere cugina di sua moglie … ““Fai passare … “
Decisamente non riesco a capire perché Ortensia sia venuta nel mio ufficio in orario di lavoro; effettivamente, è cugina di mia moglie e insegna con lei nel liceo cittadino; ma mi sta poco simpatica per un’influenza negativa che esercita su Maria e per certi atteggiamenti e comportamenti troppo al di là del buongusto; per quel che ne posso sapere, a quell’ora dovrebbe essere in classe, come mia moglie, che è uscita con me diretta a scuola e ne dovrebbe avere per tutta la mattinata.
Bionda vaporosa, 38 anni come mia moglie, Ortensia si avanza col suo personale imponente che si fa notare immediatamente per uno stacco di cosce chilometrico su cui si adagia un sedere da brasiliana molto ben disegnato e fa da contraltare a un seno imponente, forse più di una quarta misura, assai sodo e tonico, sicuramente non rifatto, come le labbra carnose di una bocca da fellazioni su un viso bello, leggermente sguaiato, col naso tendente al grosso e occhi porcini.
“Scusami se ti disturbo sul lavoro, ma ho ritenuto che fosse importante. Ti ricordi la discussione che abbiamo avuto, che tutte le mogli sono per natura adultere e che ci provano gusto a fare cornuti i mariti? Tu hai insistito che non era il caso di tua moglie e io ti avevo promesso le prove che anche lei … ?”
Interrompe il discorso a metà, poggia sulla scrivania il tablet acceso e mi mostra la scena; mia moglie nuda su un letto sconosciuto; oscenamente spalancata, accoglie tra le braccia un giovane assai tonico, con un bastone di oltre venti centimetri, che si prepara a copulare in vagina con sommo gaudio; volto lo sguardo nauseato.
“Come vedi, neanche lei ha saputo resistere al fascino di Giovanni e si sta facendo possedere, in questo momento, con grande piacere, come si vede dall’espressione felice; siamo in streaming, c’è una videocamera segreta e lei non sa che la stai vedendo; devi ammettere che ho ragione e che sei uno stupido a non voler copulare con me, farmi diventare la tua amante e concedermi almeno una parte degli agi che fai godere a lei; adesso, ci ripensi?”
“Non ho mai detto che Maria sia una santa; tra noi due c è un’intesa; è possibile avere anche un scatto improvviso di trasgressione; se si può, avvertiamo prima e ne parliamo; se è una cosa improvvisa e imprevista, se ne parla dopo e passa via con l’acqua della doccia; ha sentito il bisogno di un sesso diverso, se l’è goduto; stasera quando ci troveremo, ne parleremo e cercheremo l’aggiustamento“
Prende il cellulare fa un numero e avvia una videochiamata; compare il viso del tipo che sta copulando con mia moglie.
“Ciao, Giovanni, vedo che stai facendo sesso; con chi?”
“Non lo sai?! E’ da mesi che lo faccio con tua cugina Maria; vuoi salutarla?”
“Ciao, Ortensia, perché interrompi mentre sono sul più bello? Non sei a scuola?”
“No; guarda la libreria di fronte a voi; c’è una webcam, la vedi la lucetta verde? Ti stiamo vedendo dal tablet; sai, sono con Luigi nel suo studio e gli sto dimostrando che da mesi gli fai le corna con Giovanni … “
“Vipera! Stai uccidendo il mio matrimonio. Perché?”
“Così impara a considerarti santa e a farmi passare per troia; adesso, se vuole, fa sesso con me e sarò l’amante più preziosa che si possa aspettare.”
“Sii maledetta! Luigi, ti prego, parliamone prima di prendere qualunque decisione; sono colpevole, ma possiamo ancora parlare.”
“Click!”
“Perché diamine fai lo struzzo e nascondi la testa? Perché hai chiuso la comunicazione?”
“Pronto? Vigilanza? Venite in studio, c’è da cacciare fuori una disturbatrice; segnatela tra gli indesiderati insieme a mia moglie e a tutti quelli che si proclamano suoi parenti … Esci coi tuoi piedi o impugno la pistola, dico che mi hai aggredito, come davvero hai fatto, e ti sparo in fronte … VATTENE!!!!!!”
“Vado, vado ma sempre cornuto resti … “
Squilla il mio telefonino; è Maria.
“Il cornuto non esiste quindi non può rispondere! Click”
Inserisco il dispositivo che impedisce a quel numero di chiamare e convoco Loredana la mia segretaria.
“Stai male, vero?”
“Che ne sai?”
Mi indica la telecamera del circuito interno.
“Hanno visto tutti?”
“No, solo io; quella donna non mi piaceva ed ho spiato perché temevo qualcosa del genere … A che cosa pensi di attaccarti adesso, ad una depressione che ti impedirà di lavorare per mesi? Ad una bottiglia che ti riduca uno straccio? Alla delusione che ti porterà all’ipocondria? O hai alternative positive?”
“Cosa avrebbe da suggerire la depositaria dei miei segreti negli ultimi dieci anni?”
“Chiodo scaccia chiodo. Non è una copula quello che ti sta consumando dentro; è la fiducia persa, la mancanza di lealtà; la fine del sogno di un amore pulito … “
“Concordo sulla diagnosi; il matrimonio è virtualmente finito; mesi di corna significano che non avevo capito niente di quella donna e che forse lei stessa non aveva capito niente di se; tirate le somme della diagnosi, hai qualche indicazione sulla terapia?”
“Gigi, sei diventato scemo o la mazzata ti ha bloccato l’uso del cervello? Chiodo scaccia chiodo significa che devi cercare qualcosa di equivalente e migliore; ce l’hai sottomano, qualcuna a cui trasferire quell’amore così disprezzato e calpestato.
O, dopo dieci anni, ancora devo stare a soffrire per i tuoi tormenti e godere per i tuoi successi senza che tu mi consideri un poco più del mobile di archivio? Lo vuoi capire che sto soffrendo più di te perché ancora una volta il mio sentimento esce calpestato non dall’immoralità di tua moglie ma da un tuo errore di valutazione? Sei stato fedelissimo come un cagnolino; e ti sei preso mesi di corna; ce la fai a pensare ad un’altra donna? Ci riesci a guardarmi come una femmina che ti ama da sempre?”
“Oh, mio dio; è con te che sto sbagliando, non con mia moglie; Ortensia ha ragione; ogni moglie è una adultera; ogni amante ha il merito di amare senza chiedere; tu addirittura te ne sei stata là ad accettare che scambiassi il tuo amore per disponibilità professionale, anche quando ti raccontavo le pieghe più intime del mio essere; scusami, Lory; hai visto giusto; la mazzata mi ha bruciato le facoltà razionali; come possiamo rimediare? Io non riesco ancora a fare chiarezza; te la senti di guidarmi?”
“Qui nessuno guida; mi hai costretta ad uscire allo scoperto e, da questo momento, camminiamo insieme; rimango la fida segretaria, ma sarò con te in ogni momento per decidere al meglio; vuoi che ti aiuti a scegliere? Allora rinfrescati il viso, recupera la tua dimensione, torniamo al lavoro e dimentica questa parentesi; ci sono impegni da rispettare che se ne fregano della vagina di tua moglie; alla chiusura dell’ufficio, se ti va, andiamo insieme a mangiare qualcosa, poi decidi se torni da tua moglie, se te ne vai in un albergo o se vieni da me; sei d’accordo sul progetto?”
E’ la soluzione più logica, riprendere a lavorare ed affogare in progetti e rilievi le ansie che mi soffocano; un momento di tensione si crea quando il capo della vigilanza mi avverte che mia moglie ha cercato di entrare nell’edificio e il portinaio l’ha bloccata; ordino di respingerla come indesiderata, ma devo fermare il magone; Loredana viene e mi accarezza una mano; sento l’impulso di baciarla, ma mi sposta; non è il momento; tiriamo avanti fino a sera mangiando panini a pranzo.
Alle sette chiudiamo l’ufficio e andiamo via con la macchina di Loredana, lasciando la mia in garage; la trattoria in cui ci rifugiamo neppure la conoscevo, ma Lory vi è nota perché spesso cena lì; mi accorgo che conosco poco di lei, dopo che per dieci anni abbiamo vissuto a contatto di gomito e innamorati, adesso ne prendo coscienza, assai più di quanto avremmo ammesso e di quanto riusciamo adesso a riconoscere.
“Parliamo durante la cena o preferisci piangere dopo sulla spalla?”
“Ho deciso che mi fermo da te, stasera, e ti chiederò la pazienza di ascoltarmi.”
“Non ti consentirò di piangere tutto il tempo; io ti amo e voglio anche amore da te, non solo geremiadi … “
“Anche in questo hai visto giusto; eravamo innamorati e io non lo volevo ammettere, per essere un marito fedele … “
“La finestra temporale non è piccola; possiamo ancora recuperare molto.”
C’è qualcosa di sospeso, nell’aria, mentre consumiamo una cena casalinga saporita e stimolante; non c’è molto da dire, tra noi, perché veramente a Lory ho sempre raccontato tutto e lei ha colto la situazione forse prima e meglio di me; ci limitiamo a qualche carezza ‘rubata’ anche a noi stessi, per pudore; ma la voglia di innamorarci è sempre più forte e pressante; decido di comunicarlo; manco a dirlo, è unanime con me e manca poco che la bacio; rimanda ancora una volta, l’ultima.
Scopro che abita in un edificio vecchio, quasi nobile nelle architetture, ma ben ristrutturato e diviso in piccoli appartamenti; il suo è minimo, una sala con angolo cottura e una camera con un letto e un armadio; da perfetta segretaria efficiente, mi avverte che ci sono alcuni capi di abbigliamento di un fratello che talvolta passa a trovarla; dovrebbero starmi; mi chiede se voglio fare una doccia nel minuscolo bagno; chiedo a lei se la farà; mi viene vicino e mi abbraccia.
“Voglio te adesso; non te la prendere, ma non me ne frega niente di quello che è successo; se posso, voglio sentire che, almeno per stasera, sei mio.”
“Il cane fedelissimo, se adotta una padrona, le rimane vicino fino a quando lei non tradisce la sua lealtà … “
“Quello, da me, non te lo sognare neppure; ho chiaro quello che posso volere; e me lo prendo tutto, contaci! … a cominciare da questo!”
E’ il primo bacio che ci scambiamo; ed è la sintesi di dieci anni d’amore sofferto in silenzio; le bocche si divorano come a volersi fisicamente staccare e mangiare; le lingue intrecciano un duello dolcissimo di scambi di umori, di emozioni, di piacere, di libidine; le mani scorrono tutto il corpo che finalmente toccano con lussuria e non si stancano di esplorare l’altro con la voglia di sentire che si appartengono e si posseggono, al tempo stesso.
Il sesso mi si gonfia fino a dolermi, stretto negli abiti; lei si muove per adattarlo contro la vulva, fino a stimolare il clitoride; copuliamo da vestiti, in piedi, stringendoci reciprocamente le natiche per attirare il ventre; lei sente di bagnare di umori tutto l’intimo; io rischio un orgasmo che sarebbe deleterio per i pantaloni; Lory approfitta di un momento di sosta del bacio interminabile e mi sussurra sulla bocca un ‘ti amo’ che aspettavo da anni.
“Ti amo anch’io, ma solo adesso me ne rendo conto e mi accorgo di avere avuto per te sempre questo stesso trasporto; se solo avessimo avuto il coraggio di dircelo quando lo abbiamo scoperto, tanti anni fa … “
“ … Già! Adesso potrei portare il bambino a scuola; ma te l’ho detto, la finestra temporale è ancora ampia; non voglio un certificato che dica che sei mio; ma un figlio me lo farò dare, a costo di strappartelo con l’inganno; voglio la tua eternità, qualcuno da amare come amo te, con tutta me stessa, anche quando tu dovessi andartene … “
“Anch’io ti ho precisato che un cane fedelissimo abbandona la padrona solo se viene tradita la lealtà; ti sono fedele da dieci anni e mi ricambi con la stessa qualità; non esiste pericolo che me ne vada; portami nel tuo letto a celebrare la nostra luna di miele!”
”E’ da anni che non sono vergine; quale luna di miele vuoi celebrare?”
“Quella di due stupidi fidanzati che per dieci anni si sono contenuti e finalmente possono trovarsi di fronte e darsi l’amore che hanno coltivato. Non è una luna di miele?”
“Si, amore mio; voglio essere tutta nuova per te e amarti come desidero da anni.”
Siamo vicini al letto; la sollevo in braccio e la depongo al centro; le alzo la gonna fino alla vita e scopro il ventre asciutto, quasi verginale, ed un ridotto slip che disegna la vulva carnosa; mi abbasso a baciare per un attimo il monte di venere; apro i pantaloni, tiro fuori il sesso eccitato, duro come l’acciaio; ho una buona dotazione, di quasi venti centimetri; a detta di mia moglie faccio l’amore da dio, sicché è ancora meno comprensibile la sua scelta dell’adulterio.
Salgo sul letto e mi sdraio a coprirla tutta; la bacio con voluttà, infilo una mano a spostare lo slip e accosto la mazza alla vagina; lei mi favorisce muovendo opportunamente i fianchi e faccio entrare l’asta, lentamente, in vagina, mentre le sussurro dolcemente ‘ti amo’; la donna mi abbraccia con le gambe la vita e si spinge, dal basso, contro il sesso che fa penetrare fino a sentire male contro l’utero; capisco che è una vera deflorazione, nonostante la realtà, e la vivo come una dedica definitiva.
Mentre continuo a baciarla con autentica passione, la cavalco dolcemente; quando sento che l’orgasmo preme, le chiedo se posso concludere dentro; lei mi rassicura che è protetta dalla pillola; poi urla nella mia bocca il piacere dell’orgasmo che le ho scatenato nel ventre, quando libero il mio contro l’utero; non è durata che qualche minuto, la nostra prima copula; ma è frutto di una voglia infinita di possederci e ci rilassiamo, appagati, supini sul letto.
Non appena ci siamo ripresi dal languore che l’azione improvvisa e fulminea ci ha provocato mentre ci comunicavamo l’amore di sempre, cominciamo a spogliarci l‘un l’altro con lentezza e passione; ogni capo di vestiario che cade è l’occasione perché l’uno o l’altro si fermi a carezzare, baciare, leccare una nuova parte del corpo appena emersa dall’abito; io mi dilungo sui seni giovani e forti di lei che titillo su tutta la superficie per dedicarmi poi totalmente ai capezzoli che succhio con grande passione.
Lei gode ad ammirare il mio corpo tonico e giovanile che reca evidenti le tracce di una vita dedicata allo sport e ad una condotta sana; sembra sciogliersi di piacere mentre passa voluttuosamente le mani sugli addominali forti, sul ventre solido, sui fianchi e sulle natiche disegnate; arriva alla mazza e se ne impossessa, con le mani, non tanto per masturbarla quanto per sentirla viva e palpitante; è il suo modo di manifestare dopo anni il desiderio di possedere quella mascolinità.
Su lei stesa supina, mi trattengo a lungo deliziando di baci leggeri e solleticanti il corpo che mi appare assai più bello e desiderabile di quanto abbia immaginato sotto la rigida divisa da segretaria precisa e puntuale; quando le sfilo lo slip, ormai zuppo di umori e di voglia, resto quasi incantato a rimirare la vulva rasata, con solo un vezzoso ciuffo in cima, che mi si offre tumida e grondante di piacere; sfioro con la punta della lingua il clitoride e lei sobbalza.
Comincia da lì il delicato processo di innamoramento e di conoscenza dei due corpi; non siamo ragazzini, ma l’entusiasmo è quello delle prime volte; quando siamo completamente nudi, Loredana mi si accuccia davanti, con le mani raccolte e puntate sul petto e il corpo che cerca il contatto con quello dell’uomo che adesso sente suo; passo le mani dappertutto, quasi a sentire la consistenza di quel corpo che scopro come un ragazzino al suo primo rapporto sessuale.
Il ‘momento magico’ è interrotto bruscamente dal gracchiare del telefonino di lei; legge ‘Maria’ sul display e me lo mostra; attivo il vivavoce.
“Buonasera, Loredana, scusi l’ora inopportuna; sono la moglie dell’ingegnere e sto aspettando che rientri ma non si è fatto vivo; per caso, mi sa dire dove posso rintracciarlo?”
“Professoressa, lei sa bene che la denominazione stessa della mia attività mi nomina depositaria e custode dei segreti del mio principale; se anche sapessi dove l’ingegnere è in questo momento, sarei tenuta istituzionalmente a non rivelarlo a nessuno; se non torna a casa, ha molti gravi e validissimi motivi; ritengo che debba rinunciare ad aspettare e convincersi che con l’acqua ha buttato anche il bambino; l’unica cosa di cui sono sicura è che finalmente sta bene anche con se stesso!”
Mi si è accoccolata contro, mentre lo diceva, e quasi gode di come diplomaticamente ha cercato di farle capire quello che l’altra, evidentemente, si rifiuta di accettare; interrompe la comunicazione e si dedica totalmente all’uomo che, dopo quella telefonata surreale, sente ancor più totalmente suo; ci baciamo appassionatamente mentre con le mani cerchiamo tutto il corpo e specialmente i punti erogeni per stimolare di nuovo il piacere di possederci.
Percorro la donna, adesso mia, dalla fronte ai piedi, delicatamente sollecitando con la lingua tutti i punti delicati, dalle orecchie alla bocca, dalla gola ai seni e poi giù verso il ventre e l’inguine; più che stimolarne la libidine, sembra quasi che voglia assaporarla tutta, per memorizzare il sapore della pelle, del sangue, degli umori; mi scateno sulla vulva e le provoco infiniti orgasmi, succhiando soprattutto il clitoride, ma giocando con vagina ed ano che sento disponibili e ricettivi.
Lory mi spinge supino sul letto e mi balza addosso, con la bocca sul ventre, mentre mi colloca sul viso l’inguine infuocato; prende in bocca il sesso amato e da inizio alla fellazione più bella che abbia mai fatto; sente che sto grufolando nella sua vulva e stringe le cosce intorno al viso per bloccarlo; non gradisce la doppia funzione che finisce per inibire il piacere di tutte e due; ci alterniamo allora a succhiare e a lasciarci titillare.
Per qualche minuto, è lei a farsi affondare fino al velopendulo la cappella tesa e gonfia, a leccarne la superficie nella bocca e godersela saporitamente; quando si ferma, sono io a passare a spatola la lingua su tutto il sesso, penetrando in vagina, a raccogliere gli umori di lei e i residui del mio stesso sperma ancora nell’utero; ci succhiamo a lungo, quasi instancabilmente, e godiamo di sentire gli odori, i sapori, le reazioni del partner in quel gioco piacevole di stimolazione e di godimento.
Quando la rovescio bocconi sul letto e mi stendo su di lei appoggiando la mazza tra le natiche, lei mi chiede se per caso voglia prenderla analmente; le rispondo che rinvio l’esperienza ad altro tempo; per il momento, mi gusto il piacere di sentire tutto il suo corpo, infilo la punta in vagina e spingo; il sesso penetra in fondo dolcemente e sento che lei vibra ad ogni centimetro di mazza che occupa il canale vaginale.
I giochi d’amore e di sesso ci impegnano per un tempo che non sappiamo valutare; prendiamo anche sonno, ad un certo punto; sono felice di tenerla accoccolata di schiena contro il ventre; lei mi ha raccomandato di non stimolare tropo vagina ed ano per poter finalmente dormire un poco; ma è lei che si agita sul sesso per trovare la migliore posizione contro il mio corpo; e io la ridesto spesso solo per baciarla e rinnovare la dichiarazione di amore.
Alle sette, quasi destata da un orologio interno, Lory è in piedi; si ficca sotto la doccia; in accappatoio, già in forma e pimpante, si dedica alla colazione; io mi sveglio che è vestita e sta preparando i documenti da portare in ufficio; passo velocemente sotto la doccia, trovo degli abiti del fratello di lei che mi possono consentire di cambiare i miei e mi siedo a sbocconcellare biscotti e caffè, ma soprattutto a scambiarci baci e dolcezze, presi in una vertigine di amore imprevedibile fino a poco prima.
Mentre andiamo in ufficio, le chiedo di regolarizzare le questioni in banca, chiudendo il conto comune e trasferendo i residui su quello mio personale; visto che siamo in tema, le chiedo anche di verificare, tra le nuove costruzioni in zona, vicino all’ufficio possibilmente, un appartamento utile; lei mi chiede se piccolo, per una sola persona; le ribatto che sto pensando ad un appartamento da vivere con lei e con un eventuale figlio.
Uscendo dal facile gioco delle allusioni, le chiedo formalmente se accetterebbe di essermi compagna, anche in una situazione di separazione di fatto da legalizzare, e se vuole prevedere di fare con me il figlio a cui ha accennato; lei si dichiara disposta, con la riserva che non vende e non affitta il suo miniappartamento, nell’ipotesi, che spera lontana, che mi dovessi stancare e lasciarla sola con il bambino; le rispondo sorridendo che resto un cane fedelissimo alla padrona meritevole.
Passando per il centro, noto che mia moglie sta entrando nel suo liceo; avverto quindi Loredana di lasciarmi davanti alla casa che abito con Maria, per prelevare almeno alcune cose urgenti, come vestiti e documenti; lei si avvierà allo studio e lo aprirà; lo facciamo e io rientro nella casa che è mia, di proprietà, e che è stato il nostro appartamento nei dieci anni di matrimonio; vado direttamente nello studio e mi siedo al computer per scaricare su una memoria esterna i documenti che ho in casa.
Mentre navigo tra i files, noto delle cartelle nascoste; sono state importate dal tablet di Maria e recano i nomi di lei e di sua cugina; mi prende il sospetto che si tratti di video delle loro performance; ne osservo uno, ricevo conferma e scarico tutto sulla memoria esterna; mentre il computer lavora, raccolgo in una valigia alcuni abiti e indumenti di intimo, la borsa per l’igiene personale che riempio con gli oggetti in bagno ed alcuni faldoni nei quali ho portato a casa lavori delicati.
Tornato al computer, per curiosità apro una delle cartelle che sta copiando; scopro, con autentico dolore, che la data indicata è assai precedente agli ultimi mesi e che il maschio con cui Maria si accoppia indecentemente è altro da quello mostratomi da Ortensia; prendo coscienza che mia moglie mi tradisce da molto tempo con diversi soggetti; in un raptus di ferocia, metto in valigia lo scrigno dei preziosi e dei gioielli di mia moglie.
Apro la cassaforte, prelevo quanto contiene di valore e lo metto in valigia, per depositarlo nella cassaforte d’ufficio; cambio la combinazione di apertura e la richiudo; devo attendere parecchio perché il computer scarichi tutte le cartelle che ho prelevato; ne approfitto per prepararmi un caffè, lo bevo con gusto e lascio, a bella posta, tazzine e caffettiera nel lavello; almeno, mia moglie sappia che sono passato come il vento e l’ho lasciata per sempre.
Quando il computer segnala che ha completato la trascrizione delle cartelle, recupero la memoria esterna, verifico che sia stato tutto copiato e chiudo l’apparecchio; do in giro un’ultima occhiata per accertarmi di non lasciare niente che mi possa servire e mi avvio all’ufficio; prendo un tassì alla postazione in piazza, perché la valigia pesa, e finalmente sono sulla mia poltrona di lavoro; appoggio il bagaglio in un angolo e scarico nella cassaforte i preziosi portati da casa.
Loredana è al suo posto, come sempre, e mi garantisce privacy e sicurezza; le chiedo del lavoro in banca; tutto è stato fatto e le carte di Maria riferite al conto comune sono ormai inservibili; l’indagine sulla casa ha dato buoni risultati; a pochi isolati dallo studio, un edificio ristrutturato dispone di un appartamento ideale per le nostre esigenze; le chiedo di attivare tutta la burocrazia necessaria e fare un giro per negozi per arredarla; oppongo la pigrizia ai tentativi di lei di coinvolgermi nelle scelte.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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